Al mondo esistono ben 60 specie di piante di caffè, sono però poco più di 25 quelle dalle quali si produce il caffè che è effettivamente in commercio.
Tra queste 25 piante sono poi quattro quelle da cui viene la più grande produzione di caffè, quattro piante che danno origine ad altrettanti tipi di caffè.
Il caffè di tipo “Arabica”, dalla quale proviene la famosissima varietà Moka, che da il nome alla macchinetta del caffè napoletano.
Questo tipo di caffè si caratterizza per i grani piccoli e dal colore verde rame, oltre ad un intenso profumo aromatico. È la tipologia di caffè più diffusa in commercio, ed una delle più apprezzate.
Il caffè di tipo “Robusta”, si caratterizza per un apporto maggiore di caffeina rispetto alla specie precedente, dai grani ancora più piccoli ma molto profumati, il caffè che ne deriva è molto corposo.
La gran parte delle miscele di caffè oggi più utilizzati deriva da un mix di questi due tipi, tuttavia sebbene meno diffuse o note, ci sono altre due tipologie di caffè che stanno trovando spazio tra i consumatori.
Il caffè di tipo Liberica, ha una discreta coltivazione in Indonesia e Africa occidentali, caratterizzata da grani piccolissimi da cui esce un caffè molto delicato, sia al gusto che all’olfatto.
Il caffè Excelsa, infine, è stato scoperto di recente, solo nel 1904, tuttavia sebbene non vi sia una vasta coltivazione sta pian piano riscuotendo sempre più consensi, grazie alla resistenza dei suoi grani e al gusto intenso del caffè, molto simile a quello della tipologia Arabica.
Un’ultima curiosità: capita spesso di lamentarsi perché l’espresso preso in un determinato bar “sapeva di bruciato”. Nessuno ha bruciato nulla, in realtà, si è solo bevuto un caffè con un’alta percentuale di Robusta, con il suo caratteristico sapore legnoso ed amaro. Oppure la causa potrebbe trovarsi nelle macine troppo consumate o nell’eccessiva pressione cui è stato sottoposto il caffè.
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